di: Marguerite Yourcenar

Compagnia: Gli Ammazzacaffè

Durata: 60

Le regole del gioco: imparare tutto, leggere tutto, informarsi di tutto. Marguerite Yourcenar viaggia attraverso i luoghi di Adriano, dai caffé attorno all’Olympieion alle polverose strade d’Asia; legge i racconti dei suoi biografi; trascorre mattinate intere a Villa Adriana, dove la storia di Publio Elio Adriano è raccontata attraverso la pietra, sussurrata nell’aria densa di cicale e fruscii d’ulivi.

Il risultato è il ritratto di una voce, quella dell’imperatore Adriano, figlio adottivo di Traiano, una voce che risuona direttamente da quel tempo in cui ’gli dei non c’erano più e Cristo non ancora’, come scrisse Flaubert, il tempo in cui è esistito l’uomo. Solo.

Quella di Marguerite è una ricerca incessante, dove la nitidezza dei dettagli è inferiore solo alla poesia delle parole che descrivono Adriano; dove le Parche, le antiche divinità che presiedono al destino dell’uomo, filano, tessono e recidono il filo della vita. Ma non è forse un artefice di destini anche chi racconta una storia attraverso un libro?

Il punto di vista dell’autrice matura ed evolve, insieme al suo personaggio che dalla natale città spagnola approda agli intrighi di corte di Roma, alla bellezza di Atene, alla durezza della vita militare, finché la morte di Traiano lo eleva a padre dell’Impero romano. Da qui può governare la vita degli uomini, come un direttore di compagnia di fronte ai suoi attori, mentre la sua esistenza attraversa l’esperienza della passione con Antinoo, il declino del corpo, la necessità di fare i conti con se stesso.

Animula vagula blandula...

Piccola anima smarrita e soave,

compagna e ospite del corpo,

ora ti appresti a scendere in luoghi

incolori, ardui e spogli,

ove non avrai più gli svaghi consueti...