Gli uomini hanno bisogno di spazio, la città si avvicina, preceduta dalla discarica e dalla spazzatura sparsa dappertutto. Tutti gli animali, commossi, hanno già salutato la savana. Solo gli elefanti hanno cercato di resistere, ma ora stanno organizzandosi per partire. Tra loro Elmer, un elefantino colorato molto particolare che non vuole abbandonare la savana. Elmer sogna a colori, gioca a colori, vive a colori. Come i bambini trasforma la realtà in un’avventura fantastica. E’ curioso, tocca tutto e, sporcandosi dei colori del mondo, diventa irriconoscibile agli altri... Il nonno, che pure di solito ne condivide la curiosa vivacità, ora si arrabbia. Elmer si è di nuovo sporcato ritardando ancora la partenza. Si fermano per fare il bagnetto in una pozza d’acqua, che Elmer trasforma in un’enorme cascata di schiuma, di gioco
ma il branco preme, bisogna andare
E’ così che Elmer, approfittando di un attimo di distrazione del nonno, comincia a trasformare tutta la spazzatura in materiale vivo. Colora su una grande tela, la terra pulita, il cielo africano, l’erba e il sole, con un grande tubo edile costruisce il collo di una giraffa, con i rastrelli gli artigli del leone, con gomme e grondaie un albero, insomma trasforma la spazzatura in una savana fantastica piena di vita e di colore.
Quella tela sarà il punto di partenza di un’avventura fantastica, ma molto utile. Dalla tela, incisa dagli animali evocati, emergeranno un serpente, che lascerà ad Elmer la sua muta e che gli insegnerà ad accettare il cambiamento, la giraffa, che gli farà apprezzare il cielo e gli regalerà le stelle, e il leone che gli farà conoscere la rabbia. Il gioco però farà allontanare involontariamente Elmer dal luogo conosciuto, facendolo perdere. Conoscerà il senso di smarrimento, di paura e di solitudine che lo porterà, nel tentativo di ritrovare il nonno, al cimitero degli elefanti. Una zanna, particolarmente colorata, lo colpirà per la sua bellezza. E sarà proprio quella zanna che gli farà salvare la savana e ritrovare il nonno, il quale, infine, svelerà ad Elmer che quella zanna apparteneva al suo bisnonno e contiene una piccola magia
Un fiore che colorerà Elmer dell’unico colore che gli manca: il rosso!
Quando abbiamo completato la storia ci siamo resi conto che dovevamo confrontarci, se volevamo sfruttare appieno le sue potenzialità, con diversi linguaggi.
Abbiamo ascoltato molta musica e consultato riviste di arte visiva.
Abbiamo quindi deciso di costruire la narrazione attraversando e manipolando in scena, un telo di 4 mt. X 3 come fondale su cui il personaggio Elmer con il colore ridisegna il mondo in cui vive colorandolo di tutte le sue esperienze.
Gli stessi attori avranno dei vestiti su cui, durante lo svolgimento dello spettacolo, si puliranno le mani intrise di colore, diventando essi stessi quadro.
Abbiamo lavorato su tutto ciò che per noi è “indispensabile”… l’arte che diventa esplorazione e collegamento fra la poesia e il mondo!
Dal punto di vista pedagogico, invece, nel costruire la storia ci siamo concentrati sul valore delle prime esperienze individuali dei bambini che, già in una prima fase della loro vita, li rendono unici e bisognosi di conferma del loro percorso e della loro visione e sensibilità nei confronti della vita.
Abbiamo individuato nel gruppo (la famiglia, anche allargata, quindi anche l’asilo), nel nonno, tutte figure di riferimento in cui il bambino “legge” continuamente il riflesso delle sue esplorazioni, delle sue scoperte, delle sue ansie.
La perdita è necessaria, poiché rappresenta quel momento di crescita che ha bisogno di solitudine, di confronto non protetto, di necessità di misurazione delle proprie forze.
Abbiamo ritenuto interessante affrontare ed evidenziare due temi:
- la positività delle proprie azioni;
- l’incontro, anche se in forma leggera e molto poetica, della morte, attraverso il ritrovamento della zanna del bisnonno.
Inoltre, l’uso di più linguaggi nella narrazione della storia permette, allo spettacolo e a chi lo gode, di riconoscere piani emotivi e modelli espressivi interni in ognuno di noi, con cui giocare per raccontare e raccontarsi.
SPUNTI PEDAGOGICI
Abbiamo giocato con i bambini cercando di nutrirci, e mettendoci in contatto, con quella parte di curiosità “ingenua” che tutto rende vivo e possibile, quella necessità naturale di stabilire una relazione con tutto ciò che intercetta la curiosità e fa immediatamente scattare associazioni fantastiche.
Dal punto di vista pedagogico abbiamo scelto e individuato alcune aree di esplorazione che elenchiamo di seguito:
- le esperienze vissute e le ripercussioni che hanno su ognuno di noi;
- il viaggio come percorso di crescita e di scoperta;
- l’incontro con i pericoli, essere salvati e salvare qualcuno;
- la costruzione e il riconoscimento del proprio ruolo nella formazione del nuovo gruppo.
Vi consigliamo di affrontare questi spunti didattici associando, a ogni area di riflessione, una musica, la visione e/o la realizzazione di un quadro.
Suggeriamo di fare in modo che le aree di suggestione e di lavoro siano per i bambini un gioco, il più libero possibile e… buona visione.
Giorgio Putzolu